Criticate per le loro abilità al volante e spesso considerate fuori luogo in un ambiente fatto di motori e affari, le donne hanno dovuto aspettare qualche decennio per conquistare una fetta del mondo delle corse.
È difficile immaginare come, dopo decenni di Gran Premi senza una ragazza al volante di una monoposto, sia ancora possibile pensare che la F1 non sia una competizione totalmente al maschile.
Prima di appassionarmi a questo sport, ho sempre pensato che le gare automobilistiche fossero classificate come le squadre di calcio e che le scuderie fossero obbligate ad assumere piloti uomini.
Sono rimasta sorpresa quando ho scoperto che la possibilità di concorrere per il titolo mondiale fosse aperta anche alle donne. La domanda mi è quindi sorta spontanea… “Perché negli ultimi anni non abbiamo mai visto sul podio una campionessa?”
La Formula 1 del ventunesimo secolo è, in realtà, un ambiente in cui le donne lavorano e, a volte, sono poste ai vertici, a rivestire ruoli fondamentali per il Motorsport.
Camminando per le vie del paddock, è impossibile non notare le Press Officers, ovvero le addette alla gestione di conferenze stampa, interviste e servizi che vedono protagonista un pilota. È facile individuare queste persone poiché, con tanto di divisa della propria scuderia, seguono i campioni come ombre tra i microfoni tesi dei giornalisti.
Un altro ruolo rivestito da una donna negli ultimi anni di F1 è quello di fisioterapista, più precisamente “performance coach”. La più nota, sempre al fianco di Lewis Hamilton, è Angela Cullen. I due sembrano aver instaurato un’amicizia solida anche al di fuori delle corse, infatti sono stati spesso fotografati insieme lontano dal paddock.
Un’altra ragazza che lavora nel “backstage” delle gare automobilistiche è Tatiana Calderón, che è attualmente una test driver per l’Alfa Romeo. La giovane colombiana è anche pilota e di GP3 con la Jenzer Motorsport. Chissà che, tra qualche anno, non possa prendere il posto di uno dei due piloti del team italiano.
Anche nel mondo del giornalismo sportivo, sono approdate nel mondo della F1 molte donne. L’Italia in questo campo ha schierato Federica Masolin e Mara Sangiorgio, che lavorano ai microfoni di Sky sport raccontandoci da vicino l’ambiente delle corse.
Una scuderia con molti nomi “rosa” è la Williams. A partire dalla Team Principal Claire Williams, fino a Jamie Chadwick, che lavora come test driver nel team.
Non sono poche le occasioni in cui la titolare della scuderia inglese ha esternato la sua difficoltà ad essere considerata al pari degli uomini. La donna ha affermato di essere stata criticata per molte delle sue scelte e, addirittura, è stata incolpata di aver lasciato affondare il team con la nascita di suo figlio.
Oggi, nel paddock di F1, è sempre più frequente vedere delle donne al lavoro. Per quanto sia difficile abbattere i pregiudizi secondo i quali le ragazze non sono capaci di parcheggiare, figuriamoci di gestire l’organizzazione delle gare automobilistiche più seguite nel mondo, vi sono comunque molte appassionate che non si sono mai arrese e hanno continuato ad inseguire il loro sogno di prendere parte al “Circus”. A questo proposito vorrei chiudere questo articolo con una frase che ha detto Federica Masolin in un’intervista a Vanity Fair e che penso possa riassumere perfettamente questo concetto:”Credo comunque che l’antidoto per demolire il cliché della donna che non può parlare di sport sia la competenza. Quando studi e ti prepari non corri il pericolo di battute spiacevoli”.