Non si interrompe la serie negativa dell’Italia nel Guinness Sei Nazioni 2020. In un Aviva Stadium deserto, Dublino si conferma tabù per gli azzurri che, nel recupero della quarta giornata del Torneo, vengono fermati dal XV di casa 50-17.
L’Italia ha mostrato più lacune di quelle dei mesi di febbraio e marzo: i problemi nel punto d’incontro, già emersi nelle prime tre partite del Torneo, si sono ripresentati in maniera ancora netta complice anche l’interpretazione più stringente delle regole al breakdown. Solo a metà tempo i turnover nel punto d’incontro concessi dagli Azzurri erano già 8, una cifra che già risulterebbe eccessiva sugli ottanta minuti.
L’Irlanda si è chiaramente preparata per interpretare al meglio il giro di vite regolamentare, con Farrell che ha schierato alcuni tra i giocatori più competenti a rubare possessi: Will Connors è stato man of the match al debutto, coadiuvato da un ottimo Beirne, ma tutti gli avanti irlandesi si sono premurati di rendere infernale la vita all’insufficiente capacità azzurra di posizionare efficacemente il pallone da parte del portatore e di rendere innocue le minacce attraverso il lavoro dei sostegni.
Gli irlandesi rimangono in corsa per la vittoria finale, mentre Bigi e compagni non riescono a smuovere la graduatoria in fondo a ottanta minuti in cui la squadra di Franco Smith non rinuncia alla lotta, con l’esordiente Paolo Garbisi (migliore dell’Italia con due piazzati e una meta) in cabina di regia con la maglia numero dieci di apertura, ma che deve arrendersi ad una nazionale irlandese superiore in ogni fase di gioco, e capace di imporre un alto numero di turnovers all’Italrugby.