Le immagini e i filmati che arrivano dall’Afghanistan sono già segni del ritorno di un incubo, soprattutto per le donne e ai loro diritti, per cui faticosamente si è lottato in questi ultimi due decenni pur di riuscire a scalfire una tradizione fortemente patriarcale e rurale.
“È straziante. Dopo vent’anni che tentiamo di uscire da tutto quello schifo che è successo, ora siamo punto a capo. È sconvolgente”. Nadia Nadim, stella della Nazionale danese di calcio e oggi tesserata del Racing Louisville, mostra sul volto un misto di rabbia, paura e tristezza mentre parla ai microfoni NewsRadio 840 WHAS, subito dopo la fine della partita contro il NY/NJ Gotham FC.
Che ne sarà delle atlete e delle tante donne che finalmente stavano provando a conquistare il diritto all’accesso allo sport, nel tentativo di sgretolare i pregiudizi di una società che, anche dopo la caduta dell’Emirato islamico nel 2001, si è spesso mostrata poco incline ad accettare maggiori libertà per le donne?
Soltanto lo scorso ottobre l’Afghanistan assisteva ai festeggiamenti per la vittoria del campionato femminile di calcio da parte delle giocatrici dell’Herat Storm nello stadio di Kabul.
Lo sport, un tempo simbolo della lenta eppure così importante emancipazione femminile nel Paese, rischia ora di tornare a essere proibito e inaccessibile.