Nessuno come lui. Essere l’unico allenatore nella storia del calcio ad aver vinto i cinque campionati nazionali più importanti ?(Serie A, Premier League, Ligue 1, Bundesliga e Liga), lo aveva già proiettato nell’Empireo dei tecnici mondiali?️. Ora può entrare nella leggenda. Carlo Ancelotti ha già conquistato il record di numero di finali di Champions League raggiunte, cinque, e potrebbe essere il primo ad averne quattro in bacheca (già adesso è in cima al podio con tre, a pari merito con Paisley e Zidane).
C’è chi ha fatto meglio. Eric Gerets, per esempio, ha portato a casa sette titoli nazionali ma in campionati non ai livelli di quelli di Carletto. Oppure allenatori come Lippi e Del Bosque, capaci di conquistare Champions League, Mondiale per club, Mondiale per nazioni e, nel caso dello spagnolo, anche un Europeo. Si può discutere su chi sia il più vincente (sommando coppe e coppette) ma come qualità di trofei non c’è dubbio che già adesso Ancelotti sia sul gradino più alto del podio. Se poi riuscisse nell’impresa di superare Klopp sabato 28 a Parigi, probabilmente nessuno riuscirà mai più a superarlo.
Dato per bollito, definizione che spesso si appiccica in un mondo di etichette troppo facili, dopo le esperienze di Napoli ed Everton, ha dimostrato di saper stare sempre sulla cresta dell’onda, adattandosi e aggiornandosi costantemente. Numero uno indiscusso nella gestione del gruppo, ha attraversato la storia tattica degli ultimi 30 anni sempre restando all’avanguardia. Integralista del 4-4-2 sacchiano e oppositore dei trequartisti (ne sanno qualcosa Zola e Baggio), ha modellato la sua Juve su Zidane prima di portare il sistema di gioco ad Albero di Natale del Milan in cima al mondo. Poi si è adattato senza problemi al calcio inglese e a quello tedesco, francese e spagnolo, diventando, nell’ultima stagione, l’artefice di un Real da incorniciare, rivitalizzando Modric e Benzema ed esaltando giovani come Vinicius, dopo aver conquistato la famosa “decima” con Cristiano Ronaldo nel 2014. Lui ci mette l’esperienza e una sagacia tattica maturata in anni di battaglie, suo figlio Davide è l’anima giovane che lo mantiene aggiornato in un connubio ormai consolidato. Dubbi, insomma, non ce ne sono. Carletto non solo non è bollito ma ha già un posto d’onore nella storia del pallone mondiale.
Fonte: Sport Mediaset