Un pareggio con la Germania, una vittoria con l‘Ungheria e il primo posto provvisorio nel girone di Nations League. Non poteva chiedere molto di più Roberto Mancini al post Argentina, grazie anche ad un sostanziale ricambio tra gli azzurri che fa aumentare i rimpianti per quello visto contro la Macedonia. Il c.t. sta varando una Nazionale giovane, tecnica, veloce, ci si sente di dire “europea”. Difesa solida imperniata sull’ottimo Bastoni e su un Gianluca Mancini che deve solo limare qualche indecisione e limitare la sua irruenza, bene anche le fasce con Calabria e il ritrovato Spinazzola (quanto ci sei mancato Leo). Centrocampo goleador con Barella e Pellegrini, giocatori ormai di statura internazionale e con un Cristante poco appariscente, ma molto utile come frangiflutti. Il trio d’attacco è “guardiolesco” con i tre “piccoli” Politano-Raspadori-Gnonto, che ha creato grossi problemi alla difesa ungherese, rimasta imbattuta contro l’Inghilterra. Tutto bene in casa Italia, in attesa di due test importanti come le trasferte con Inghilterra e Germania.
Capitolo rimpianti. Vedere questa Nazionale sgambettare a Bologna e Cesena viene da chiedersi perché il c.t., nella parte finale del girone e con la Macedonia, abbia insistito testardamente sulla riconoscenza ai campioni d’Europa. Soprattutto dalla cintola in su Mancini sembra avere una buona varietà di scelte, basti pensare che contro l‘Ungheria sono rimasti fuori Tonali, Locatelli e Pessina. In attacco la coperta sembra leggermente più corta, ma ricordiamoci che l‘Italia sta facendo a meno del capocannoniere della Serie A e che Immobile è tutt’altro che un giocatore sul viale del tramonto. Chiaramente c”è da lavorare e tanto per Mancini, ma da uno come lui nell’immediato post-Europeo ci saremmo aspettati quello che ha sempre avuto da calciatore: il coraggio. Il coraggio di dire ai campioni d’Europa:“Grazie ragazzi, ma io devo pensare al futuro” e non è un caso che gente come Bonucci, Jorginho e Insigne non siano mancati più di tanto alla nuova Giovine Italia manciniana di questo scorcio di Nations League. Il Mancio deve indossare i panni dell’alchimista e fondere quello che ha a disposizione e cercare di trasformarlo in oro. Lui che era il capitano di quella bellissima Under 21 della metà degli anni ’80 selezionata ( sì perché le nazionali non si allenano, ma si selezionano) da un grande alchimista, forse l’ultimo della storia del calcio italiano: Azeglio Vicini.