Il caso doping che coinvolge Jannik Sinner non è ancora giunto a una conclusione definitiva. Durante il match del secondo turno del tennista italiano a Pechino contro Roman Safiullin, è emersa una notizia importante: l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha deciso di impugnare l’assoluzione di Sinner, legata all’uso del Clostebol.
Due giorni fa, la WADA ha ufficialmente presentato il ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS). Le preoccupazioni, già sollevate ad agosto dopo la vittoria di Sinner al torneo di Cincinnati e la conferma della sua positività al Clostebol durante un controllo antidoping nel 2024, si sono quindi materializzate. In precedenza, il Tribunale indipendente della International Tennis Integrity Agency (ITIA) aveva scagionato il tennista, affermando che Sinner non avesse avuto “colpa o negligenza” per la doppia positività alla sostanza vietata.
La WADA, tuttavia, ha comunicato attraverso una nota ufficiale: “Riteniamo che la decisione di escludere colpe o negligenze non sia in linea con le normative in vigore”. L’agenzia antidoping, quindi, contesta la versione fornita dall’entourage di Sinner e ha richiesto una squalifica della durata compresa tra uno e due anni. Se il ricorso dovesse essere accolto, la sospensione non avrà effetto retroattivo. Inoltre, la WADA ha chiarito che i risultati sportivi ottenuti da Sinner dopo la prima positività non saranno cancellati, ad eccezione dei 400 punti nel ranking e della semifinale di Indian Wells, già annullati.
Ma cos’è esattamente questa sostanza che sta causando problemi al numero uno italiano? Il Clostebol è un anabolizzante vietato. Secondo la difesa di Sinner, la sostanza è entrata accidentalmente nel suo corpo a causa di una contaminazione involontaria. La sentenza dell’ITIA ha infatti sottolineato che i livelli di Clostebol presenti nelle urine di Sinner erano “estremamente bassi”. Sinner e il suo staff hanno spiegato che la contaminazione è avvenuta durante un massaggio del fisioterapista personale, Giacomo Naldi, che non avrebbe utilizzato guanti protettivi. Naldi aveva applicato una crema a base di Clostebol, il Trofodermin, su una ferita alla mano sinistra e successivamente aveva trattato Sinner, che soffre di dermatite localizzata su piedi e schiena. Le piccole lesioni causate dalla dermatite avrebbero facilitato l’assorbimento della sostanza nel corpo di Sinner durante il trattamento. Dopo la vicenda, sia Naldi che il preparatore atletico Umberto Ferrara, che aveva fornito la crema, sono stati licenziati.
Il primo controllo antidoping a segnalare la presenza di Clostebol nelle urine di Sinner è stato effettuato il 10 marzo 2024, durante il torneo di Indian Wells. Un secondo test, eseguito il 18 marzo, dopo la sconfitta di Sinner in semifinale contro Carlos Alcaraz, ha nuovamente rilevato tracce della sostanza. In entrambi i casi, i livelli di Clostebol erano simili: 86 picogrammi per millilitro nel primo test e 76 nel secondo, quantità inferiori a 0,1 milionesimi di grammo per litro.
Nel frattempo, il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP), Angelo Binaghi, ha ribadito la sua fiducia nel Tribunale Arbitrale dello Sport: “Abbiamo piena fiducia nell’organismo che dovrà risolvere definitivamente questa vicenda. Jannik ha dalla sua parte non solo i fatti, ma anche tre organi indipendenti che lo hanno già assolto. Sono convinto che l’appello della WADA non farà altro che confermare l’innocenza di Sinner e restituirgli la tranquillità necessaria per continuare a mostrare il suo straordinario talento”.