Oggi, 1 aprile, il mondo del calcio celebra un’icona indiscussa della sua storia: Arrigo Sacchi, nato a Fusignano nel 1946, compie 79 anni. Allenatore leggendario, dirigente sportivo e opinionista, Sacchi ha lasciato un segno indelebile nel calcio, rivoluzionando il gioco e portando la sua filosofia innovativa in ogni club e squadra che ha guidato.
Soprannominato “Il Profeta di Fusignano” per la sua visione rivoluzionaria del calcio, Sacchi è entrato nella storia per aver creato una delle squadre più forti e innovative di tutti i tempi: il Milan degli anni ’80 e ’90. La sua carriera inizia nel piccolo Fusignano, dove Sacchi gioca per la sua squadra locale, ma la sua passione per il calcio lo porta presto a diventare allenatore. Dopo aver lavorato nelle serie minori, arriva finalmente alla grande ribalta nel 1987, quando Silvio Berlusconi lo chiama a guidare il Milan, squadra che, nonostante il grande talento, necessitava di una nuova visione tattica. E così Sacchi porta con sé un approccio completamente innovativo, abbandonando il tradizionale gioco difensivo italiano a favore di un sistema offensivo e dinamico, ispirato al “calcio totale” della nazionale olandese di Rinus Michels. Con il suo 4-4-2 e un pressing a tutto campo, Sacchi rivoluziona il Milan, che diventa uno dei club più dominanti del panorama calcistico mondiale.
Nel corso di quattro anni (1987-1991), il Milan di Sacchi conquista numerosi trofei: lo scudetto, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe UEFA e due Coppe Intercontinentali. La squadra rossonera diventa leggendaria, con giocatori come Franco Baresi, Marco Van Basten, Paolo Maldini e Roberto Donadoni, che incarnano alla perfezione la filosofia di Sacchi. La stagione 1988-1989, in particolare, è una delle vette assolute della storia del calcio, con la vittoria della Coppa dei Campioni e una performance trionfale contro il Real Madrid (5-0 in semifinale).
Nel 1991, Sacchi prende le redini della nazionale italiana. Il suo approccio audace e innovativo lo porta a guidare gli Azzurri fino alla finale del Mondiale 1994 negli Stati Uniti. Un torneo che segna la rinascita di Roberto Baggio, ma che si conclude con una dolorosa sconfitta ai rigori contro il Brasile. Nonostante ciò, Sacchi resta un punto di riferimento fondamentale per la nazionale, ottenendo risultati storici e raggiungendo il primo posto nella classifica mondiale FIFA nel 1993.
Dopo la fine della sua esperienza sulla panchina del Milan, Sacchi ha proseguito la sua carriera come allenatore in altre squadre, tra cui il Parma e l’Atlético Madrid, senza però raggiungere gli stessi successi ottenuti con il Milan. Nel 1997 si ritira dall’allenamento professionistico, diventando dirigente e coordinatore tecnico delle nazionali giovanili italiane.
Nel 2019, il periodico francese France Football lo ha inserito al terzo posto della classifica dei 50 migliori allenatori di tutti i tempi, riconoscendo la sua straordinaria carriera e la sua visione innovativa. Nel 2022, Sacchi è stato insignito del Premio del Presidente UEFA per i suoi straordinari risultati sportivi e l’eccellenza professionale.