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Diego Armando Maradona, accadde oggi: 24 anni fa l’addio al calcio del Pibe de Oro

Diego Armando Maradona saluta il calcio nella sua Bombonera

Valentina Ciccarelli da Valentina Ciccarelli
10 Novembre 2025
in Curiosità, In primo piano
Diego Armando Maradona
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10 novembre 2001: l’addio al calcio di Diego Armando Maradona. “La pelota no se mancha”

Il 10 novembre 2001 è una data che resterà per sempre scolpita nella storia del calcio mondiale. Quel giorno, Diego Armando Maradona, il Pibe de Oro, salutò per sempre il pallone nella cornice più iconica possibile: la Bombonera di Buenos Aires, casa del Boca Juniors e tempio della sua leggenda.

Qui il video dell’addio al calcio ci Maradona.

Diego Armando Maradona e la partita per la storia

Davanti a un pubblico in delirio e a milioni di spettatori in tutto il mondo, andò in scena Argentina-Resto del Mondo, una sfida amichevole che riunì sul prato le più grandi stelle del calcio internazionale. Da Lothar Matthäus a Valderrama, da Stoichkov a Cantona, passando per Higuita, Šuker e Francescoli: tutti accorsero per rendere omaggio a Diego.

Il Napoli, che all’epoca militava in Serie B, fu rappresentato da un solo giocatore: Claudio Daniel Husain. Ma la presenza dei tifosi azzurri non mancò. Molti di loro attraversarono l’oceano per salutare il loro idolo eterno.

La partita si chiuse con un risultato simbolico: 6-3 per l’Argentina, con Maradona autore di un gol su rigore. Ma il risultato contava poco. A dominare fu l’emozione, con la Bombonera trasformata in un palcoscenico di lacrime, applausi e cori senza fine.

Diego Armando Maradona e l’addio che sa di lacrime e nostalgia

A 41 anni, Diego Armando Maradona appariva lontano dall’atleta che aveva incantato il mondo. Sovrappeso, segnato dalle sue battaglie contro le dipendenze, rifugiato a Cuba per curarsi, Diego affrontava il suo addio da uomo ferito ma consapevole della propria grandezza.

Quella del 10 novembre 2001 non fu solo una partita, ma una cerimonia collettiva. In campo, due squadre unite da una sola passione; sugli spalti, cinquantamila cuori pulsanti in attesa dell’ultimo tocco di genio del Pibe de Oro.

Le stelle del calcio all’Hilton di Puerto Madero

Nei giorni precedenti la gara, l’Hilton di Puerto Madero diventò il centro del mondo calcistico. Lì soggiornavano Maradona e gli invitati d’onore. L’atrio dell’hotel, come riportò El Gráfico, si trasformò in “un paradiso per i cacciatori di autografi”.

Pelé passeggiava tra i corridoi, Careca si concedeva foto con i tifosi, Ciro Ferrara faceva shopping, Platini beveva un caffè accanto a Basile, mentre Higuita osservava incuriosito il bancone del bar. Un concentrato irripetibile di storia e carisma.

 

Da una parte l’Argentina di Marcelo Bielsa, con Burgos, Ayala, Samuel, Zanetti, Sorín, Verón, Aimar, Kily González e Claudio López. Al centro di tutto, naturalmente, Diego Armando Maradona con il suo mitico numero 10.

Dall’altra parte, la formazione allenata da Alfio Basile, composta da Oscar Córdoba, Ferrara, Iván Córdoba, Gamarra, Solano, Riquelme, Valderrama, Stoichkov, Francescoli e Šuker.

Durante la partita entrarono in campo campioni come Matthäus, Recoba, Cantona e Careca.

E, come da prassi, il tocco di ironia tipicamente argentino: dagli spalti si levò più volte il coro “Poné a Riquelme, la puta que te parió!”, rivolto a Bielsa per non aver convocato il fantasista del Boca nella nazionale. Riquelme elegante come sempre rispose: “La Bombonera è la casa di Diego, non la mia. Oggi ho realizzato un sogno.”

Novanta minuti di leggenda

Il match cominciò tra applausi e commozione. Al 16°, Claudio “El Piojo” López portò avanti l’Argentina su assist di Maradona, che crossò di destro sorprendendo tutti. Il pareggio del Resto del Mondo arrivò con un sinistro potente di Šuker. Poi, nella ripresa, Aimar riportò avanti l’Albiceleste.

Dal dischetto, contro René Higuita, Diego trasformò con la consueta freddezza. L’abbraccio tra i due divenne uno dei momenti più belli della serata.

Poi la Bombonera chiese a gran voce: “Jugá con la de Boca!” — “Gioca con la maglia del Boca!”. Maradona si tolse quella dell’Argentina e indossò quella gialloblù del Boca Juniors, con il nome “Román” e il numero 10. “Non volevo offendere nessuno — spiegò poi — ma era un modo per ringraziare il mio popolo.”

Il saluto del dio del calcio Diego Armando Maradona

Alle 18:18 del 10 novembre 2001 il gioco si fermò. I compagni sollevarono Diego sulle spalle. La Bombonera tremava. Lacrime, applausi, bandiere, abbracci: un popolo intero salutava il suo re.

Arrivarono altri gol, ossia quelli di Castromán, Aimar, Cantona e Higuita, ma tutti attendevano il momento finale. Ancora un rigore per l’Argentina. Ancora Maradona sul dischetto. Ancora un sinistro dolce e preciso. Ancora una rete.
E infine, il giro di campo con Dalma e Giannina, le sue figlie, e i nipoti. Ogni passo un applauso, ogni lacrima una dichiarazione d’amore.

“È troppo per una persona sola”, disse commosso Maradona. Poi arrivò la frase che divenne leggenda:

“Ho sbagliato e ho pagato. Ma il pallone non si macchia. Il calcio resta lo sport più bello del mondo.”

“La pelota no se mancha”: il messaggio immortale

Quelle parole, “La pelota no se mancha”, sono diventate il simbolo di tutto ciò che Maradona rappresentava: la purezza del gioco, nonostante gli errori dell’uomo. L’editoriale di El Gráfico, firmato da Carlos Poggi, riassunse perfettamente lo spirito dell’evento: “Maradona ha seminato rispetto e ammirazione. Questo ha raccolto: un amore che vincerà il tempo.”

Anche i campioni europei presenti rimasero colpiti: Cantona dichiarò: “Uno spettacolo indimenticabile. Ho visto una devozione unica.” Matthäus aggiunse: “Sono orgoglioso di essere stato qui” e poi Šuker concluse: “Questa festa resterà nel mio cuore per sempre.”

Un giorno sospeso nel tempo

Come è stato scritto, “il pomeriggio del 10 novembre 2001 avrebbe dovuto essere congelato nel tempo”. 
E, in un certo senso, lo è stato. Perché quel giorno, più che una partita si è trattato di un atto d’amore tra un uomo e il suo popolo, tra un calciatore e il suo pallone.

Diego Armando Maradona, l’uomo che ha fatto del calcio un’arte e dell’arte una religione, salutò il suo mondo con le parole più sincere e potenti: “La pelota no se mancha.”

E così, a distanza di oltre vent’anni, il suo addio continua a vivere. Perché certi momenti non finiscono mai proprio come Diego.

Diego Armando Maradona, il Dio del Calcio, è morto il 25 novembre 2020.

Valentina Ciccarelli

Valentina Ciccarelli

Formata nel diritto, cresciuta nella scrittura. Da avvocato ho imparato a pesare le parole. Da giornalista, a cercare i fatti. Scrivere di sport è un esercizio quotidiano di equilibrio tra passioni e rigore, tra emozione e verità.

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