La Juventus bazzicava tra il 6° e il 7° posto prima del cambio di allenatore e oggi occupa il 7° posto. Cosa è cambiato con l’arrivo di Luciano Spalletti? Poco o niente, dicono i numeri di una Vecchia Signora che rimane una squadra in balìa delle partite. Del resto i giocatori questi sono e, come sottolineato dal tecnico toscano alla vigilia del match, i percorsi vincenti dipendono prevalentemente dai calciatori. Ricordo con piacere tanti tifosi della Vecchia Signora che sui social, quando Spalletti vinceva lo scudetto giocando bene con il Napoli, ne invocavano l’approdo a Torino per “dare finalmente un gioco alla Juve”. Ebbene, oggi Spalletti è alla Juventus, come vanno le cose?
E’ la Juve di Motta e Tudor, peggiore di quella di Allegri
Esattamente come andavano prima con Tudor e Motta, peggio di come andavano con Allegri. La classifica di campionato non è migliorata, quella di Champions League leggerissimamente. E le prestazioni? Niente di nuovo, la squadra è molle in difesa, capace di prendere gol da chiunque si avvicini all’area di rigore e fa una fatica maledetta a fare gol. Se non si inventa qualcosa Yildiz, difficilmente negli ultimi 30 metri succede qualcosa di importante.
Da quando è sbarcato a Torino, pur mantenendo un’impostazione molto simile a Tudor, Spalletti ha provato a cambiare qualcosa muovendo le pedine e l’interpretazione di alcuni ruoli, ma dopo una piccola luce iniziale, è tornato sostanzialmente tutto come prima. Tre pareggi, quattro vittorie e una sconfitta nelle otto gare sotto la nuova guida tecnica. Nel computo totale ci sta aver perso al Maradona contro i campioni d’Italia, una squadra nettamente avanti dal punto di vista del progetto sportivo oggi. Pesano i tre pareggi consecutivi che hanno fatto perdere per strada altri 6 punti oltre a quelli che la Juve aveva gettato per strada con Tudor.
Spalletti sa, ma va aiutato
Da tecnico navigato qual è, Spalletti ha capito sin dai primissimi giorni che questa rosa ha dei limiti tecnici. Lo ha detto per diverse vie nelle conferenze stampa e in maniera molto diretta alla dirigenza bianconera. Oggi, però, deve fare con quello che ha e l’impressione che viene fuori dalla gara del Maradona è una sorta di impotenza. Nonostante un modulo 5-3-2 con cinque difensori di ruolo, tre centrocampisti e due trequartisti, la Juventus non è mai riuscita a prendersi il dominio del palleggio e se le cose sono leggermente migliorare con l’ingresso di David, dopo il 2-1 e la confusione finale (solo 8 minuti per Zhegrova) hanno alimentato quel senso di sfiducia che ormai pervade il popolo bianconero.
Ora c’è il Pafos per coltivare le poche speranze che restano di andare avanti in Champions, poi ci sarà una difficilissima trasferta a Bologna e la gara interna con la Roma. Strada in salita su tutta la linea e non sembra che il mercato di gennaio possa stravolgere la situazione.




