Un cerchio che si chiude, anche per uno degli allenatori più vincenti della storia recente del calcio mondiale. Josè Mourinho non è più l’allenatore della Roma, terzo esonero di fila per l’ex Special One di Setubal, dopo quelli ricevuti al Manchester United e al Tottenham. A quasi 20 anni da quella meravigliosa Champions League vinta con il Porto, a 19 dal primo titolo vinto con il Chelsea e a 14 dallo storico Triplete con l’Inter di Mourinho è rimasta solo la controfigura. E’ sempre complicato giudicare l’operato di un uomo che con il suo magnetismo, la sua dialettica e il suo “agonismo” in panchina, riesce sempre a portare i tifosi dalla sua parte. Il tecnico portoghese con la Roma ha vinto una Conference League nel 2022, ha perso una finale di Europa League nel 2023, ha fallito 3 assalti alla Champions League e in Serie A ha la peggior media punti di qualsiasi allenatore della Roma (con almeno 50 presenze) da quando la vittoria nel campionato italiano vale tre punti (ovvero dalla stagione 1994/1995). La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Mourinho ha fatto benino, ma non benissimo alla Roma, dicendo anche che in questa stagione ha avuto tanto dal mercato e stare noni in classifica, essere eliminati dalla Lazio in Coppa Italia e non arrivare primi nel girone di Europa League è davvero troppo poco. Una squadra con Lukaku-Dybala in attacco deve almeno competere per la Champions League e invece l’ultimo mese giallorosso è stato a dir poco sconsolante. Emblematica l’ultima prestazione della Roma, a San Siro contro il Milan. Sconfitta netta, idee poche e confuse, José in tribuna impotente mentre i suoi assistenti in panchina si agitavano (sempre ben oltre la misura).
I Friedkin non ce l’hanno fatta ad aspettare e hanno preso la decisione più comune nella storia del gioco quando le cose fanno male: cacciare l’allenatore. Mandare a casa Mourinho non è mai facile, ma la Roma non è certamente un’eccezione negli ultimi 10 anni di carriera del tecnico portoghese. L’ormai ex romanista è stato una manna dal cielo per il mondo della comunicazione giallorosso, che ci ha sguazzato per 2 anni e mezzo: tra conferenze stampa pepate e dichiarazioni sovente al di sopra le righe. Non è bastato per chiudere il triennio nella capitale e magari strappare un rinnovo di contratto. Eh no José, per quello servono i risultati: sul rettangolo verde.
Adesso a Trigoria c’è un nuovo timoniere, uno che di acque agitate ne ha navigate parecchie. Daniele De Rossi, 41 anni da compiere a luglio, è il nuovo allenatore della Roma. Ogni tifoso giallorosso avrà avuto gli occhi lucidi a vedere lo Sceriffo di Ostia indossare nuovamente i colori della sua vita. De Rossi è alla sua seconda esperienza in panchina come capo allenatore, dopo quella non memorabile con la Spal. Danielino eredita una squadra con una identità tutta da (ri)costruire e magari sperando in qualche rinforzo dal mercato, peraltro non si sa condotto da chi, visto che Tiago Pinto è dimissionario. Per chi ha scaraventato un calcio di rigore sotto l’incrocio in una finale mondiale, a neanche 23 anni, nulla dovrà apparire troppo complicato. D’altronde come si dice:”Uomini forti, destini forti”, parole e musica di un uomo che dalle parti di Trigoria doveva e poteva ascoltato un pochettino di più. Giusto un pochettino.