Renan Lodi, chi era costui? Parafrasando il celeberrimo incipit de “I Promessi Sposi” questo si potrebbe esclamare dopo il calciomercato invernale della Saudi Pro League. Dopo i botti estivi il campionato dell’Arabia Saudita si è decisamente limitato a gennaio, portando nel proprio torneo l’ex terzino di Atletico Madrid e Marsgilia, non proprio una prima donna del calcio internazionale. Quella che sembrava essere la nuova terra promessa del calcio mondiale ha subito un deciso ridimensionamento nelle ultime settimane. Emblematico il caso di Jordan Henderson, che pur di ritornare in Europa (all’Ajax) ha rinunciato ad una montagna di soldi. Fanno specie anche le dichiarazioni di alcune compagne di calciatori europei approdati in Arabia: “Ci insultano perché giriamo con le spalle scoperte”, tanto per dirne una. Anche Karim Benzema non sembra essersi ambientato al meglio in terra saudita: 15 presenze e 9 reti con l’Al-Ittihad e una mal celata voglia di andarsene. Comprensibile, per uno che per 14 anni ha vestito la maglia del Real Madrid, con tutti gli annessi e connessi del caso. Tra gli ultimi a scoperchiare il vaso di Pandora dei disagi arabi è stato Aymeric Laporte, ex difensore del Manchester City: “Non si prendono cura di noi, non mantengono quello che c’è scritto nei contratti, anche se si fanno perdonare in altri modi…”, sibillino a dir poco. Fanno da contraltare le parole di Cristiano Ronaldo e Lukaku, che prevedono un futuro roseo per l’Arabia Saudita calcistica. Ai posteri l’ardua sentenza.
Come se non bastasse anche la spedizione della Nazionale saudita in Qatar per la Coppa d’Asia non è stata confortante: eliminazione agli ottavi di finale per mano della Corea del Sud. Roberto Mancini, da alcuni mesi c.t. dell’Arabia Saudita, ha abbandonato il terreno di gioco prima che fosse segnato il rigore decisivo dai coreani. “Pensavo che il match fosse finito”, così si è giustificato il Mancio. Con 30 milioni di euro annui di stipendio si potrebbe anche assistere ad una sconfitta, peraltro di una nazionale che certamente non è una potenza del calcio asiatico. E probabilmente non lo sarà mai, anche se la prossima Coppa d’Asia (2027) si giocherà proprio in casa dell’Arabia. Perché i soldi possono comprare tutto, ma i trofei quelli si vincono sul campo e un allievo del maestro Boskov dovrebbe saperlo molto bene. O no caro Roberto?