Roma, 16 novembre 1988. Il cielo sopra l’Olimpico è quello delle grandi occasioni: in campo ci sono l’Italia e l’Olanda, fresca Campione d’Europa. Ma quella serata non verrà ricordata per il risultato, bensì per l’esordio di un giovane talento che cambierà per sempre la storia del calcio italiano: Roberto Baggio.
Quel giorno, Baggio, appena ventunenne e in forza alla Fiorentina, indossò per la prima volta la maglia della Nazionale maggiore. Di fronte a lui c’era l’Olanda di Van Basten, e accanto, compagni come Bergomi, Maldini e Vialli. La partita si concluse con una vittoria azzurra per 1-0, grazie a un assist decisivo proprio di Baggio per il gol di Vialli. Un debutto che fece intravedere già quella classe che sarebbe diventata leggenda.
Roberto Baggio è stato uno dei giocatori italiani più amati e rispettati di sempre, capace di unire generazioni con la sua tecnica sublime e il suo tocco poetico. Ma il percorso del “Divin Codino” non è stato affatto semplice: talento puro, sì, ma anche sacrifici e infortuni. Già agli inizi, con la maglia del Vicenza, subì un grave infortunio al ginocchio a soli 18 anni, che lo tenne fermo un anno intero. La Fiorentina, che lo aveva già acquistato, decise di puntare su di lui nonostante un secondo stop nel 1986. Baggio rispose sul campo, incantando i tifosi e guadagnandosi la sua prima convocazione in Nazionale nel 1988.
Tra i suoi momenti più memorabili, ci sono i Mondiali del 1994, dove con cinque gol decisivi trascinò l’Italia fino alla finale, dimostrando il suo talento e il suo spirito combattivo contro ogni previsione. Dopo anni complessi alla Juventus e al Milan, Baggio trovò nuova linfa al Bologna nel 1997-98, dove segnò 22 gol in 30 partite e si guadagnò un’ultima, meritata convocazione per i Mondiali del 1998 in Francia.
Nonostante i numerosi ostacoli, Baggio è riuscito a scolpire il suo nome nella storia del calcio. Un giocatore che, come disse Pelé, aveva un’anima “brasiliana”: elegante, magico, e capace di resistere a ogni avversità.