Otto vittorie in otto partite, 37 gol segnati e appena 4 subiti. La Norvegia ha dominato il proprio girone di qualificazione al Mondiale 2026 con numeri da grande potenza, stracciando ogni avversaria – Italia compresa – e staccando il pass per la Coppa del Mondo dopo 28 anni di assenza. Un percorso netto, devastante, con un Erling Haaland in stato di grazia. Dopo decenni trascorsi ai margini del calcio che conta, la Nazionale norvegese è tornata protagonista.
Norvegia nazionale di calcio, la storia: gli albori e il lungo oblio
La storia della nazionale di calcio norvegese ha inizio nel lontano 1908, con una sconfitta per 11-3 a Göteborg contro la Svezia. Nel 1936 la Norvegia conquista il primo vero risultato di peso della sua storia: la medaglia di bronzo olimpica, arrivata grazie alla vittoria sulla Polonia nella finale per il terzo posto. Poi, il declino. Dal secondo dopoguerra agli anni ’80 i norvegesi attraversano un periodo di letargo profondo, confinati nelle retrovie del calcio continentale, incapaci di qualificarsi a competizioni internazionali.
La svolta avviene nel 1981, quando all’Ullevaal Stadion gli scandinavi battono per 2-1 l’Inghilterra nelle qualificazioni al Mondiale 1982, interrompendo anni di anonimato internazionale. È l’inizio di un nuovo corso. Gli anni ’90 rappresentano l’età dell’oro: guidata dal C.T. Egil “Drillo” Olsen, la Norvegia si qualifica ai Mondiali del 1994 dopo 56 anni di assenza.
L’apice arriva nel 1998 a Marsiglia. La vittoria per 2-1 sul Brasile nella fase a gironi della Coppa del Mondo resta l’impresa più memorabile. Una vittoria che vale tuttora un record unico: la Norvegia è infatti l’unica nazionale al mondo a non aver mai perso contro i verdeoro, con due vittorie e due pareggi in quattro confronti.
Il declino e i fantasmi del passato
Dopo l’Europeo 2000, la Norvegia sprofonda in un nuovo periodo di oblio. Le qualificazioni mancate si susseguono e la nazionale scandinava precipita fino all’88° posto nel ranking FIFA. Il movimento calcistico norvegese sembra condannato a un ruolo marginale, lontano dai riflettori che contano.
Le giovani promesse emigrano nei grandi campionati europei, ma la nazionale fatica a ritrovare smalto e continuità. Per oltre vent’anni, il ricordo di Francia ’98 resta l’unica consolazione per i tifosi scandinavi, costretti a guardare i Mondiali dalla televisione mentre altre nazioni, anche modeste, calcano i palcoscenici più prestigiosi.
La rinascita con Haaland: una golden generation da brividi
Dopo oltre vent’anni di tentativi a vuoto, la rinascita della Norvegia ha preso forma attraverso una generazione di talenti cristallini che hanno riacceso le speranze di un’intera nazione. Nelle qualificazioni al Mondiale 2026, la Norvegia ha vinto tutte le 8 partite del girone, segnando una media di 4,6 reti a partita che ha permesso di battere il precedente record della Germania nelle qualificazioni europee ai Mondiali.
La Norvegia si presenta oggi come una squadra solida e strutturata. Erling Haaland, 55 gol in 48 presenze in nazionale, è senza dubbio la punta di diamante, ma attorno a lui ruota un meccanismo ben oliato: Martin Ødegaard detta i tempi a centrocampo ed è stato il miglior assistman delle qualificazioni con 7 passaggi vincenti, Alexander Sørloth garantisce peso offensivo, Antonio Nusa aggiunge velocità e imprevedibilità sugli esterni.
L’equilibrio passa anche dalla crescita del reparto difensivo, più continuo rispetto al passato, e da una struttura di squadra che accorcia bene tra i reparti e concede poco campo agli avversari.
Investimenti e talento: come la Norvegia ha costruito la sua rinascita
La qualificazione ai Mondiali non è frutto del caso. Negli ultimi anni la Norvegia ha investito massicciamente sul settore giovanile, sulle strutture di base e sui metodi di allenamento moderni. Nel 2017 è stato introdotto l’Academy Classification Model, un programma che ha rivoluzionato i vivai dei club di prima e seconda divisione con un investimento di circa 300 milioni di corone norvegesi in sei anni.
Club come il Bodø/Glimt hanno puntato tutto sull’Academy, oggi considerata tra le prime tre del paese dalla Federazione, mentre altri hanno seguito l’esempio costruendo un sistema che mette i giocatori al centro. Dal 2020, la panchina è affidata a Ståle Solbakken, allenatore esperto e pragmatico, capace di valorizzare i singoli e costruire un collettivo solido.
I Mondiali 2026 in Nord America saranno il banco di prova definitivo: il Gruppo I con Francia e Senegal offrirà subito una misura attendibile del livello raggiunto dalla Norvegia dopo 28 anni di assenza.




