Nascere in provincia di Varese, diventare l’idolo della Sardegna e restare un mito eterno del calcio italiano: tutto questo è stato Luigi Riva da Leggiuno, detto Rombo di tuono. “Ci vorrebbe uno come Riva”, quante volte ho sentito pronunciare questa frase a mio padre durante le tante sofferte partite della Nazionale di calcio: 208 gol con la maglia del Cagliari e 35 (in 42 presenze) con la maglia azzurra. Come spesso accade questi pur grandi numeri non possono raccontare a pieno cosa è stato Gigi Riva per il calcio italiano. E’ stato uno dei protagonisti della più bella partita del ventesimo secolo: ItaliaGermania4a3, con un gol nei tempi supplementari e una lotta continua con i difensori tedeschi. E’ stato il protagonista assoluto della storica vittoria dello scudetto del Cagliari nel 1970, diventando una leggenda per tutta la Sardegna, di cui resterà eternamente simbolo. Riva ha legato il suo nome indissolubilmente alla maglia azzurra, era in veste di dirigente a Germania 2006, quando fece da collante in un gruppo tartassato dallo scandalo Calciopoli.
Parlava poco Rombo di tuono, con quella voce roca e lombarda, ma potente. Come e quanto il suo sinistro. Un personaggio a tutto tondo, che ha fatto anche discutere, come quando a Messico 1970 si parlava di una sua storia extraconiugale che ne stava turbando il rendimento. Il buon Ferruccio Valcareggi (vilipeso oltremodo per la staffetta Mazzola-Rivera, ma questa è un’altra storia) non ebbe mai nessun dubbio su di lui e sul suo gemello: Roberto Boninsegna, detto Bonimba. Riva ha dato tutto alla maglia azzurra, anche una gamba, che probabilmente impedì al Cagliari un clamoroso bis-scudetto. Non si diventa miti per caso, Riva è stato un esempio di attaccamento al Cagliari, alla Sardegna, all’Italia. Peccato che durante il minuto di silenzio durante Napoli-Inter sia stato incomprensibilmente fischiato dai “tifosi” sauditi, ma forse non è neanche colpa loro. Di qualcun altro sicuramente sì.
Da lassù Gigi Riva si sarà fatto una risata appena accennata, magari in compagnia di un altro protagonista di quel pomeriggio dell’Azteca: quel Franz Beckenbauer che giocò quella partita con un braccio solo. Altro calcio, altri giocatori, altri uomini. “Ci vorrebbe uno come Riva”, in ogni ambito del nostro calcio. Grazie Gigi, grazie Rombo di tuono. Di tutto e per sempre.